Saltriovenator zanellai è il
primo dinosauro giurassico scoperto nel nostro paese, vissuto nell’attuale
Lombardia 198 milioni di anni fa.

Al Museo di Storia naturale di Milano, i paleontologi Cristiano Dal Sasso (a sinistra) e gli altri autori dello studio, Simone Maganuco e Andrea Cau (al centro e a destra) analizzano le ossa di Saltriovenator conservate nelle collezioni del Museo. Fotografia di Gabriele Bindellini.

Saltriovenator zanellai (il
cui nome significa “cacciatore di Saltrio”, “di Zanella”,
dal cognome del suo scopritore) è il secondo dinosauro teropode rinvenuto in
Italia e il primo scheletro di dinosauro  rinvenuto nelle Alpi, che si è
subito guadagnato il podio di importanza in quanto anticipa di 25 milioni di
anni la comparsa dei grandi dinosauri predatori.

Si
tratta di un nuovo genere e una nuova specie di teropode che
arrivava a pesare almeno una tonnellata e poteva raggiungere i 7 metri e mezzo
di lunghezza, rappresentando quindi il più grande e più robusto dinosauro
predatore del Giurassico inferiore.

Ci sono voluti anni prima che un team di paleontologi
italiani riuscisse ad estrarre i fossili dalla roccia e a ricomporre i
frammenti delle ossa.

L’analisi paleoistologica degli anelli di crescita
presenti nelle ossa ha mostrato che Saltriovenator era un
individuo subadulto ancora in crescita, e pertanto la sua taglia stimata è
davvero impressionante nel contesto del Giurassico inferiore, in quanto in
quell’epoca i dinosauri carnivori erano poco numerosi e generalmente di piccole
dimensioni.

Dagli studi emerge che si trattava di un ceratosauro,
con quattro dita, e non di un allosauro, con tre dita.

Si trattava di un predatore
“mostruoso” con denti molto aguzzi  e seghettati e arti
anteriori con quattro dita, di cui tre dotate di artigli ricurvi ed un’ampia
capacità di movimento, che gli permettevano di trattenere la preda con molta
forza.

Lo studio di  Saltriovenator zanellai si inserisce anche nella diatriba scientifica sulla comparsa dell’ala
nel passaggio tra dinosauri e uccelli, permettendo di asserire che l’ala sia
derivata dalla fusione di I, II e III dito e non di II, III e IV come emergeva
da studi precedenti.

Saltriovenator visse
quindi nel giurassico inferiore, quando in Lombardia invece delle nostre
montagne c’erano spiagge tropicali. Dopo la morte affondò in questo mare, dove
fu poi ricoperto dai sedimenti che portarono alla fossilizzazione. Le sue ossa
mostrano infatti tracce di morsicature di animali marini necrofagi come quelli
che si ritrovano sulle ossa delle carcasse delle  odierne balene.

La contestuale scoperta di foglie
fossili di grandi conifere primitive ci conferma però che all’inizio del
Giurassico, nell’area degli attuali Varesotto e Luganese, esistevano anche
vaste terre emerse, in grado di sostenere una catena alimentare al cui apice si
trovava Saltriovenator.

Insomma, una formidabile scoperta, proprio sotto
l’albero di Natale!

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